Dalle caverne al qr code: la porta nella storia

Dalle caverne al qr code: la porta nella storia

Da quando ha capito di non essere da solo su questo pianeta, l’uomo ha cominciato ad avvertire il bisogno di proteggersi. E per garantire la sua sicurezza e quella dei suoi cari ha “inventato” uno strumento tanto semplice quanto rivoluzionario: la porta.

Fin dall’antichità, dai pertugi nelle caverne agli imponenti cancelli in ferro del medioevo, l’uomo ha sempre costruito varchi per entrare ed uscire dalle sue dimore.

Secondo gli studiosi, le prime porte della storia risalgono alle popolazioni mesopotamiche ma consistevano solo in qualche pelle di animale, dunque più utili per proteggersi dalle intemperie che dalla minaccia dei grandi predatori.

Ad ogni modo, le prime vere testimonianze emergono dai dipinti delle tombe degli antichi Egizi (dal 3.000 aC circa in poi) che indicano la presenza delle cosiddette “false porte”, considerate il simbolo del passaggio verso l’aldilà.

Furono però le civiltà classiche a portare le prime grandi innovazioni, sia dal punto di vista ingegneristico che del design. Le porte greche e, soprattutto, quelle romane potevano essere

  • singole
  • a doppia anta
  • triple
  • scorrevoli
  • pieghevoli.

Con l’invenzione delle serrature di ferro, inoltre, i romani erano finalmente in grado di avere una protezione efficace contro gli scassi.

Le porte di materiali più pesanti e duraturi (come marmo e pietra) iniziano invece a comparire solo con lo sviluppo dell’architettura monumentale, mentre i romani erano i maestri delle porte in bronzo. E’ solo nel medioevo, però, che la porta interna comincia a diffondersi anche negli edifici civili, ma è nel rinascimento che passa da esclusiva nobiliare a oggetto di larga diffusione. Intanto, in Giappone le porte scorrevoli diventavano di uso comune, col nome di fusuma.

L’innovazione del sistema scorrevole “a scomparsa” è invece un’invenzione tutta italiana le cui origini risalgono alla fine degli anni ’60. Da quegli anni in poi compaiono le prime porte moderne, fino ai controlli accessi digitali degli ultimi tempi, quelli azionati attraverso un badge o un semplice qr-code.

Oggi si parla giustamente di porta 2.0 per indicare quei sistemi professionali di controllo accessi, come M4-XP o M6-XP, che consentono l’apertura automatica della porta di ingresso semplicemente avvicinando una tessera o un portachiavi RFID e/o utilizzando la tastiera retro-illuminata touch per inserire la password utente riservata.

Dal design moderno, discreto e anti-vandalismi, sono installabili in pochissimo tempo e, soprattutto, sono in grado di registrare fino a 3.000 utenti e di memorizzare fino a 200.000 passaggi.

Adatti per un uso anche esterno (IP65), riducono al minimo il rischio di intrusioni e sono in grado di abbattere in maniera significativa gran parte dei costi di sorveglianza.

Grazie al software di gestione in dotazione (nessuna limitazione di utenti, licenza illimitata e nessun canone aggiuntivo), si può avere velocemente e in tempo reale un elenco delle persone presenti.

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